Kepler-452 diventa “grande”. Debutta all’Arena del Sole “Il giardino dei ciliegi”

Affiggere le locandine del prossimo spettacolo sotto al portico dell’Arena del Sole ha qualcosa di più del routinario, stavolta: forse un rito di passaggio, come suggerisce anche Nicola Borghesi, anima della compagnia Kepler-452, insieme a Paola Aiello e Enrico Baraldi. Agli sgoccioli della “adultescenza”, la compagnia si appresta a calcare il palcoscenico dell’Arena scortata da Cechov e con la benedizione di ERT. È tempo di diventare grandi.
Kepler-452 – il nome evocativo di un esopianeta e della sua stella, migliaia di anni luce da noi eppure così simili, promessa o speranza di un’alterità possibile – è una “giovane compagnia bolognese”, come ormai si è soliti definirla, nata nel 2015 per dare una «casa istituzionale» al Festival 2030, rassegna inaugurata l’anno precedente, in collaborazione con la Fondazione del Monte. Il Festival vuole rispondere a due esigenze fondamentali: aprire il teatro ai venti-trentenni di oggi, sia sul versante artistico, con la realizzazione di uno spazio creativo autonomo, sia su quello del coinvolgimento e della partecipazione di un pubblico, quello under30, tendenzialmente estraneo al teatro, perché si riappropri di questa forma espressiva per dare voce alle inquietudini e al disagio di un’intera generazione “dimenticata”, nonché sprigionare e condividere il proprio potenziale creativo.
Alla base di questa ricerca si trova l’urgenza, secondo la compagnia, di superare l’impasse dell’autoreferenzialità di molti artisti e spettacoli contemporanei. In gioco non c’è quindi solo una disaffezione generazionale, ma anche la possibilità del «piccolo mondo del teatro» di accogliere il «grande mondo», di trovare un «gancio con la realtà». Ecco dunque più chiaro dove porti il sentiero di Kepler-452: oltre il Festival 2030, produzioni di teatro partecipato, attività e laboratori mirano al coinvolgimento diretto del pubblico e della cittadinanza, con l’intento di creare uno spazio non solo di comunità, ma anche di dialogo con il territorio bolognese, per arrivare a tutti, in particolare a coloro che il teatro non lo frequentano. Addentrandosi nella città con sguardo attento e indagatore, la compagnia si confronta con le vite e le biografie di non professionisti del teatro o – rifacendosi alla definizione coniata dai Rimini Protokoll e ribaltando così la prospettiva – ai cosiddetti “experts of everyday life”: conoscitori autentici della vita e della realtà e per questo “attori-mondo”, come li definisce il professor Guccini, ancor più degni, per questo, di un ruolo centrale e attivo a teatro: non da spettatori, ma sul palcoscenico.
Come portare tutto questo in un Teatro Nazionale? Con un classico. Partecipato. Il giardino dei ciliegi. Trent’anni di felicità in comodato d’uso, in scena all’Arena del Sole dal 17 al 30 marzo 2018. La scommessa “da grandi” di Kepler-452 passa per il classico cechoviano del 1903, ancorandolo alla storia dello sgombero che si abbatte inaspettato sulla fantasmagoria quotidiana di Annalisa e Giuliano Bianchi. Come gli aristocratici Ljuba e Gayev del dramma originale assistono impotenti, per motivi economici, alla perdita della propria abitazione che racchiude l’amato giardino dei ciliegi, così i Bianchi, per trent’anni residenti in una casa colonica concessa dal Comune di Bologna, si trovano improvvisamente inghiotti dalla razionalità delle politiche economiche e dallo spirito egemone di un tempo a cui la coppia non appartiene, tenta invano di resistere, infine soccombe. Mentre il classico abita il reale e la memoria di questi attori-mondo, essi ne sono già interpreti fedeli, prima ancora del testo. Ne sono l’àncora, come più volte ribadito dalla compagnia, il perno attorno al quale sviluppare tutto il lavoro drammaturgico, operando un «movimento di progressiva, in una sottrazione del dramma rispetto alla storia reale che si impone trasfigurandosi». Per riscoprire che abbiamo tutti il nostro giardino dei ciliegi, i nostri luoghi dell’anima, essenziali quanto fragili.
(ph:Luca Del Pia)
Kepler-452 in pratica
La rivoluzione è facile se sai COME farla è la prima produzione della compagnia (2015), la cui protagonista è già la generazione 20-30, che si interroga sulle possibilità, per loro, di una rivoluzione che sovverta l’opprimente società capitalistica e individualistica. Tra il 2015 e il 2017 Kepler-452 realizza due format, che nel tempo hanno preso forme diverse: il primo La rivoluzione è facile se sai CON CHI farla, incontra e porta in scena le istanze, la voce e il corpo di rivoluzionari contemporanei; il secondo invece, Comizi d’amore, si realizza in tre luoghi “critici” della realtà bolognese (il Galaxy, Piazza Verdi e l’Ospedale Sant’Orsola): si coinvolge la cittadinanza ponendo le scomode domande dell’omonima indagine pasoliniana degli anni ’60. Nel 2017 quest’ultimo esperimento di teatro partecipato, verrà affrontato anche con gli adolescenti dell’istituto Keynes di Castelmaggiore (Comizi d’amore #adolescenti). Nell’ambito di Festival 2030-Catastrofe (ed. 2017), la compagnia ha realizzato Lapsus-urbano- Rimozione forzata, un percorso audio-guidato per la periferia bolognese allo scopo di indagarne e approfondirne la realtà e la storia; e Manifesto spettacolo che ha coinvolto giovani artisti under 30 di tutta Italia, per interrogarsi sulle ragioni del fare teatro oggi e su chi sia il pubblico di riferimento.
Ilaria Cecchinato, Gianluca Poggi