L’arte del teatro: monologo per cane e attore

Paolo Musio entra dal fondo della piccola sala delle Moline, da quel corridoio che dà sull’atrio di una residenza storica. Con lui un elegante compagno di scena, un levriero russo, snello e lungo. L’attore anziano consumato da anni di carriera confida all’amico segreti, osservazioni sull’arte del teatro, consigli per amare le ragazze, i ragazzi e soprattutto le attrici giovani.
È un modo per riflettere sul teatro questo testo di Pascal Rambert; è un modo per disfarsi di un teatro vecchio, banalmente liturgico (simile a una “messa” è scritto nel testo), di un teatro eroico, o almeno per tentare di metterlo in discussione. L’arte del teatro di Rambert è un monologo per attore e cane, cosa insolita, ma incredibilmente affascinante, che riesce a creare profonda poesia da un rapporto semplice, fatto di sola empatia e sguardo. In questo procedere quasi ritmico del testo, frammisto a silenzi brevi, emergono i pensieri di un attore al limite, che si pone in un flusso di personali osservazioni, con quel tocco di convenevole orgoglio. Le sue parole scivolano e si fanno corpo nello spazio di vita del teatro delle Moline, una stanza piccola e nera, dalle cui finestre si sente entrare il rumore della via. Come non mai, si ha in questo luogo (e con questo spettacolo) la percezione che il teatro non sia affatto distante dalla vita, ma che le stia vicino, in qualche modo parallelo: noi immersi nelle parole di questo attore; fuori i motorini, le bici, le chiacchiere, la luce del pomeriggio che cala.
Non ha nulla di costruito questo spettacolo, né le parole, limate e lievi, né la scena, composta da un’essenzialità da teatro povero: una sedia, un attore e il suo fido. Il levriero giace a terra, assonnato, quasi a dire che le parole di questo vecchio se l’è sentite ripetere troppe volte, ma che per amicizia fa lo sforzo di ascoltare ancora.
Dietro le parole e l’attore, c’è un’umanità che pulsa e si fa vedere, è questo l’aspetto che più colpisce. C’è un uomo che ha vissuto, che non dice niente in modo scontato, e dà semplicemente voce a un flusso interiore. C’è un uomo sulla scena, e questa è la bravura di Paolo Musio. Un uomo che sta sul palco con il proprio sguardo aperto, umano, che cerca nel pubblico, in sé e fuori di sé, qualcosa che sia pura vita; badando, inoltre, a chi lo accompagna in scena con attimi di tenerezza.
L’arte del teatro scritto dal regista francese Rambert e tradotto dallo stesso Paolo Musio, è prodotto da Ert- Emilia Romagna Teatro Fondazione, e sarà in replica a Bologna dal 14 al 31 marzo. Pascal Rambert, teatrante girovago, è alla terza collaborazione con Ert, dopo Clôture de l’amour e Prova. Questa volta lo fa toccando il cuore stesso dell’arte della rappresentazione con un’intima e ironica dichiarazione d’amore per il teatro.
Valentino Bettega