Un fine settimana croato. At the end of the week di Bobo Jelcic

Quante volte succede che dopo una settimana di lavoro non si riesca a godere del meritato tempo libero a causa di inconvenienti o di sotterranee tensioni con famigliari e amici? Il regista teatrale e cinematografico Bobo Jelcic, l’8 e il 9 marzo ha portato a Bologna lo spaccato di vita della classe media croata, in bilico tra passato travagliato e futuro incerto, alle prese con l’ambiguità del finesettimana. At the end of the week è una coproduzione del Teatro nazionale Croato di Zagabria e Emilia Romagna Teatro all’interno del progetto Prospero, rete culturale che unisce alcune produzioni teatrali europee promuovendo la mobilità di artisti e operatori del settore. Il progetto, che unisce Francia, Belgio, Germania, Svezia, Grecia e, appunto, Italia e Croazia, tenta tramite la circolazione degli spettacoli di favorire la costruzione di uno spazio culturale comune, incentivando il dialogo interculturale e contribuendo allo sviluppo della cittadinanza europea.
Sul palco un interno borghese stile Ikea e otto attori, che interpretano ruoli tipizzati e personaggi appena accennati. In scena ci sono in primo luogo le nevrosi di questa classe media agiata, un gruppo di conoscenti che entra ed esce da innumerevoli ricevimenti in casa di amici, tutti più o meno uguali: si beve, si balla, e i discorsi seri sono sempre interrotti da uno scoppio di risa. Gli attori entrano ed escono dalla scenografia, scandendo un ritmo sostenuto di scene e siparietti, e allo stesso tempo entrano ed escono dalla finzione scenica in momenti di compiaciuto meta-teatro. Uno di loro capitombola a terra e prontamente si rivolge al pubblico: «Scusate per l’interruzione, lo spettacolo ripartirà al più presto!»
L’assenza di una trama vera e propria, e la presenza di momenti puramente mimici e gestuali, fa chiaramente intendere che l’immedesimazione dello spettatore non era negli intenti del regista, che infatti ha strutturato lo spettacolo lavorando sulle improvvisazioni degli interpreti.
Il gesto assume la funzione di sintetizzare intere storie possibili, si fa metafora e sintomo dei tic dei personaggi, restando spesso slegato dalla fabula. L’importanza dell’aspetto mimico, inoltre riduce l’handicap della presenza dei sovratitoli, motivata dalla recitazione in lingua originale. Gli attori si dimenano, si incontrano e scontrano nel salotto buono, e il dialogo quando è presente è fatto da discorsi leggeri; quelle chiacchiere tipiche delle occasioni conviviali spesso utili per celare i drammi personali. La storia croata è presente nella pièce solo per cenni lontani, lo spettacolo dà l’impressione di voler accedere direttamente all’universale senza passare per il particolare, fornendo uno specchio di situazioni-tipo, in cui lo spettatore della classe media globalizzata e dunque il pubblico teatrale europeo si può rivedere. Comunque si ride abbastanza. La ripetitività del finesettimana a volte trapela in certe scene, non è chiaro se con fini espressivi o suo malgrado.
Alessandro Carraro